Quella di portare i cani in ufficio è un’abitudine relativamente recente, forse figlia dei cambiamenti di routine del primo lockdown. Certo, per alcuni era consuetudine anche prima, ma una volta che i nostri amici pelosi si sono abituati ad averci tutto il giorno in casa, oggi la separazione dalla mattina alla sera, cinque giorni su sette, è più difficile. Per non parlare del boom di adozioni: pensate che l’ong animalista Enpa nel 2020 ne ha registrato un aumento di più del 15% rispetto al 2019.
Essendo una novità, al momento in Italia non esiste una specifica normativa che disciplini o vieti la presenza dei cani sul posto del lavoro: ad oggi, sono le singole aziende a decidere se aprirsi o meno a questa possibilità e stabilirne le regole. Una questione che prima o poi tutti dovranno affrontare, dato che un sondaggio del Banfield Pet Hospital ha rilevato che il 71% della Generazione Zeta ha affermato di voler richiedere l’introduzione di politiche pet friendly nei propri uffici.
Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi di avere uno (o più) pet sul luogo di lavoro? Il sondaggio del Banfield Pet Hospital ha analizzato le aziende che già hanno introdotto questa possibilità nei loro uffici, rilevando che il 67% di essi ha visto in poco tempo un aumento della socializzazione tra i dipendenti in presenza di animali domestici. Ma non solo: il 42% ha visto un concreto aumento della produttività del personale.
Concorda sui benefici della presenza di animali domestici sul luogo di lavoro anche uno studio dell’Università di Lincoln nel Regno Unito, che ha mostrato un miglioramento della concentrazione sul lavoro (+33,4%), la dedizione (+16,5%), la soddisfazione nella gestione casa-lavoro (+14,9%) e la qualità della vita lavorativa (+16,9%). La ricerca è stata condotta dai ricercatori dell’Università che hanno prodotto uno studio per certificare i benefici della trasformazione delle aziende pet friendly.
Certo, oltre ai tanti benefici, vanno istituite delle regole che rendano il luogo di lavoro piacevole per tutti: evitando quindi di portare con sé i cani in presenza di colleghi allergici al pelo, con fobie o che semplicemente non gradiscono la vicinanza con gli animali, ma anche di considerare il carattere dell’animale. Se il nostro amico peloso è troppo bisognoso di attenzioni, rischiando di disturbare il nostro e l’altrui lavoro, o se al contrario è poco socievole e si ritrova ad abbaiare per ogni persona che entra dalla porta, allora va da sé che l’ufficio non è il luogo migliore dove portarlo. Andrebbe inoltre stilato un calendario, in modo da non portare troppi cani insieme nello stesso giorno: in questo caso l’ufficio potrebbe risultare troppo affollato o gli animali potrebbero giocare tra loro o peggio ancora litigare, rendendo invivibile l’ambiente lavorativo. Si tratta di normale buon senso, che però va monitorato e regolamentato da ufficio a ufficio.
Noi in DPlace abbiamo introdotto la possibilità di portare il proprio cane in ufficio già da un paio di anni: e dal primo pioniere, il bassotto Ron, oggi sono tre-quattro gli amici che si dividono gli spazi a giorni alterni. Uno splendido pastore tedesco di nome Ayron, la simpatica Varsavia, e occasionalmente anche i più vecchiotti Aldo e Ortica. “Portare i cani in ufficio non è solo un benefit per i loro padroni” commenta Federica De Col, COO in DPlace. “Diventa un valore aggiunto per tutta l’agenzia, che si trova a lavorare in un ambiente meno formale e più sereno”.
Così, i clienti che entrano nella nostra agenzia oggi potrebbero incontrare un cane che dorme serenamente nelle cucce che abbiamo attrezzato per loro, o che rosicchia un gioco sotto una delle scrivanie, o ancora che prende un po’ d’aria nel nostro terrazzo. E se c’è una riunione dove gli amici pelosi non sono ammessi, nessun problema: i nostri uffici sono dotati di cancelletti per animali da chiudere quando non è il momento di zampettare per l’ufficio. Così, gli uffici di DPlace diventano ancora di più un luogo dove lavorare è un piacere. Anche per i nostri amici a quattro zampe.
